Digit. Health, 10 Agosto 2021
L’acufene è comunemente chiamato “ronzio nelle orecchie”. E’ la percezione di un suono in assenza di una fonte sonora ed è il risultato di una complessa sequenza di cambiamenti all’interno dei meccanismi uditivi ed emotivi del cervello, che si possono verificare anche in seguito a lesioni all’orecchio o alla testa. L’acufene può avere effetti da lievi a catastrofici sulla qualità della vita; può disturbare l’udito, l’attenzione e il sonno, provocare ansia e depressione. L’incidenza di acufeni significativi è maggiore tra le persone e le popolazioni più anziane. Attualmente non esiste una cura per il tinnito, in gran parte a causa della sua eterogeneità. Gran parte della gravità dell’acufene è legata alla risposta psicologica del paziente di fronte ad input uditivi ed emotivi anormali. È stato dimostrato che lo stress, l’ansia e la depressione sono associati all’acufene o contribuiscono a una reazione maggiore, negativa e duratura ad esso. Si sospetta che i processi cognitivi influenzino il modo in cui l’acufene diventi dominante o meno, rendendolo più o meno facile o difficile da ignorare e determinando anche quanto facilmente si è in grado di distogliere l’attenzione da questo segnale endogeno.
In assenza di farmaci efficaci per il tinnito, è diventata prassi comune combinare la terapia basata sul suono, mirata ad interrompere l’elaborazione uditiva del segnale acufenico, al counselling che serve a ridurre il potenziamento di tale segnale da parte delle reti neurali emotive. Questa terapia è di solito somministrata da specialisti in campo audiologico ed è impegnativa, sia in termini clinici che di tempo.
I benefici compaiono solo dopo mesi e possono richiedere l’acquisto di apparecchi acustici. Questo tipo di terapia sonora, tra l’altro, risulta molto valida per alcuni pazienti, ma di beneficio limitato o nullo per altri (10). Questo significa che, a volte, vengono sostenuti costi considerevoli senza alcuna certezza di beneficio (8).
L’elaborazione digitale ha permesso lo sviluppo di nuove tecnologie per il trattamento del tinnito. I computer sono stati utilizzati per la valutazione dell’acufene fin dai primi anni ’80 (11) e internet ha fatto sì che le informazioni online (e la disinformazione) diventassero facilmente fruibili.
L’inizio della prima generazione di trattamenti per l’acufene basati sulla tecnologia digitale è stato a metà degli anni ’90, con l’avvento dei primi dispositivi digitali che sembravano essere strumenti ben più efficaci dei loro predecessori analogici anche ai fini della terapia sonora.
L’avvio dello store online iTunes di Apple, nel 2001, ha reso più facile e accessibile l’accesso e il download di musica e suoni, fruibili tramite i lettori musicali personali (ad esempio, lettori MP3, iPod).
I lettori MP3 hanno permesso di replicare le precedenti strategie di auto-aiuto per il mascheramento degli acufeni, che all’inizio erano state sviluppate utilizzando il walkman SONY. Maggiore durata di riproduzione, più opzioni di ascolto e batteria più potente hanno fatto sì che la digitalizzazione dei file sonori e dei lettori MP3 potesse proseguire consentendo una rapida prototipazione delle terapie sonore (15).
Ad aprile 2021, una ricerca sul negozio Apple iTunes ha identificato oltre 100 album digitali come “tinnitus relief“, ovvero di aiuto per l’acufene.
All’inizio degli anni 2000 è stato lanciato un dispositivo autonomo per il trattamento del tinnito, simile a un lettore MP3, chiamato Neuromonics, basato sul concetto di desensibilizzazione acustica sistematica. Ha implementato una terapia a due fasi di rumore combinato con una musica calibrata per avere uno spettro piatto e ponderato al profilo dell’audiogramma individuale.
Noi identifichiamo la seconda generazione di dispositivi digitali per il tinnito come quella che offre opzioni terapeutiche selezionabili dall’utente e, nel caso di dispositivi indossabili, connettività wireless.
Con l’aumento della memoria e della capacità di elaborazione, i produttori di apparecchi acustici sono stati in grado di includere suoni per il trattamento del tinnito in molti dei loro modelli, di solito costituiti da derivati del rumore a banda larga, alcuni sintetizzando suoni simili al surf (18), altri suoni frattali (digital chimes) (19).
L’emergere di apparecchi acustici “fatti per iPhone” ha visto inoltre applicazioni per smartphone in grado di connettersi con gli apparecchi acustici via Bluetooth (20). All’inizio le richieste di potenza del Bluetooth richiedevano un dispositivo intermediario che riceveva la trasmissione Bluetooth e la ritrasmetteva come segnale a basso consumo alle portatili.
Questo inconveniente è stato risolto quando la connessione diretta tra il telefono e i portatili è diventata possibile.
Quando gli smartphone sono diventati popolari, il loro software MP3 a bordo ha reso superflua la necessità di un lettore MP3 dedicato separato. La natura onnipresente dello smartphone ha permesso a produttori e sviluppatori di terze parti di lanciare app per la gestione dell’acufene. All’inizio , queste app di prima generazione consistevano principalmente in librerie di suoni che estendevano la gamma di suoni disponibili per l’ascoltatore.
Oggi, con il passare del tempo, il panorama si è ampliato e alcuni siti, come ad esempio www.tinnitus.org.uk, oppure www.tinnitustunes.com rendono disponibili numerose risorse, tra cui podcast e file audio da scaricare.
FONTE: https://www.frontiersin.org/articles/10.3389/fdgth.2021.724370/full