È ormai noto e comprovato che l’angoscia scatenata dall’acufene è altamente correlata alla perdita uditiva, oltre che alle emozioni negative, alla paura e allo stress. Per questo è importante valutare con attenzione l'intero apparato uditivo e la sua funzionalità eseguendo in primis un semplice esame dell'udito, coadiuvato poi da test più specifici quali le emissioni otoacustiche, l'acufenometria ecc,
Una volta effettuato lo screening medico completo, per escludere problemi clinici ed altre patologie sistemiche, prima si inizia la terapia e meglio è. Questo per evitare di “corticalizzare” il problema, vale a dire evitare che, il sistema limbico (ovvero, la parte più profonda e antica del nostro cervello) agendo a livello subcorticale della corteccia uditiva associ alla percezione del suono “fantasma” sensazioni di paura o di minaccia. Se questo avviene, infatti, il nostro sistema nervoso autonomo viene sollecitato e l’attenzione, inevitabilmente, viene rivolta verso l’acufene, acuendolo. (Jastreboff, 1993).
Per questo è consigliabile intervenire quanto prima, rivolgendosi ad uno specialista.
Se dall'esame dell'udito si evince una perdita della capacità uditiva, anche lieve, può essere molto utile ricorrere all'amplificazione, tramite gli apparecchi acustici di ultima generazione. L’amplificazione, infatti, viene utilizzata per fornire stimoli sia alle orecchie che al cervello, minimizzando così la iper-compensazione dell’attività del sistema centrale e l’errata riorganizzazione a livello corticale.
Gli apparecchi acustici, se applicati in modo adeguato, possono essere efficaci in oltre il 60% dei casi, per diminuire la percezione dell’acufene.
Questo non significa che il tinnito scompare grazie all’amplificazione, né che possa essere soppresso (sebbene, in alcuni casi, ciò avvenga), tuttavia aiutano concretamente. Ecco perché:
• Possono mascherare, in tutto o in parte, l’acufene.
• Riducono il contrasto tra l’acufene ed il silenzio.
• Modificano la produzione a livello periferico.
• Generano una maggiore attività neurale, in modo che il cervello non debba più compensare l’attenuazione periferica.
• Creano uno schema neurale più strutturato.
• Riducono l’affaticamento e lo stress, permettendo di preservare più energia da dedicare alla lotta contro l’acufene.
• Migliorano la capacità comunicativa, riducendo l’affaticamento dell’ascolto favoriscono la diminuzione dello stress e l’impatto del tinnito.
• Possono facilitare l’adattamento.
Nel 60% dei casi, gli apparecchi acustici sono un valido aiuto. Non sempre, però, l’amplificazione, si rivela efficace. Ecco alcuni casi in cui gli apparecchi acustici non riescono ad essere di aiuto:
• Quando la persona è particolarmente “reattiva” all’acufene (fortunatamente sono casi rari, meno del 5%, quelli in cui il suono sembra addirittura aumentare la percezione del tinnito)
• Quando l’apparecchio acustico non è stato programmato o applicato bene e, dunque, genera fastidio a livello fisico o di loudness.
• Quando la paura prende il sopravvento e si teme l’interazione tra il suono e l’acufene.
• Quando si prova vergogna nell’utilizzo degli apparecchi acustici.
• Quando il rapporto costi / benefici non è adeguato.
• Quando la persona perde fiducia se non vede risultati già nel primo mese. Ecco perchè è sempre opportuna un'attenta valutazione da parte dello Specialista,
Si definiscono dispositivi integrati apparecchi acustici evoluti, in grado di offrire sia l’amplificazione che la funzione di generatore sonoro, programmato ad hoc
per produrre tipologie di rumori terapeutici o altri stimoli acustici appropriati.